SAN MARINO: LA CULLA DELLE ATROCITA' SULLE STREGHE VOLUTE NEL MEDIOEVO

Nella mia gita a San marino sono entrato in un luogo magico, quasi Stregato, infatti sopra si può notare la bellezza dell'arte etnografica del popolo italiano, un nobile esempio di arte naif noto per la peculiarità delle forme e la bellezza dell'impiego, chiunque può soffermarsi ad ammirare i particolari, unico nel suo stile veniva usato per la gioia delle persone più abbienti ( che guardavano ), pregevole l'aspetto  e la colorazione che dava alle superfici lisce (pavimenti, trattasi, imbrattati di sangue). La chiesa ne deteneva il possesso nel medioevo, rivendicato da re e regine, esso si attribuisce all'opera domenicana. Proseguiamo.
Nella figura sovrastante possiamo notare l'influenza di noti artigiani dell'epoca, che con umile cura hanno dato forma a quel Pathos che dentro ogni luminosità accresce la gioia dell'opera ben compiuta, particolare degno di nota è la posizione della mano, ferma  e senza disarmonia che collega il mondo ad un'atmosfera più che laica, ove il collo (se ne deduce) rispecchia involontariamente l'abilità dell'artista. Effimero il punto di vista che attenua l'attenzione del visitatore dell'epoca che vedevasi di fronte la più formale delle figure plastiche inerenti all'uso dell'artista. (cfr. " Domenicanus et mortem " dall'omonima opera: " Dominicanus Est mortem ".
La leggerezza dell'opera non da luogo ad altre alternative..., essa, sicuramente apparteneva a qualche nobile del tempo, ma pare (così ci dicono) sia passata di mano in mano fino ad arrivare ai giorni nostri.

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